Queersquilie!, collettivo femminista queer di Pisa, si unisce alle numerose voci e realtà che si sono schierate contro lo sgombero del campo rom della Bigattiera annunciato dall’Amministrazione comunale nei giorni scorsi.
Il campo, fatto costruire dalla stessa Amministrazione tra il 2004 ed il 2005, ospita attualmente 15 nuclei familiari (120 persone circa in totale, tra cui 50 bambini) arrivati in Italia in conseguenza dei conflitti che hanno lacerato i Balcani nel corso degli anni ‘90. Le soluzioni proposte dal Comune di Pisa si limitano all’offerta di un contributo affitto per coloro che sono in regola coi documenti; a tutt* gli/le altr* non resta che il rimpatrio assistito.
Ancora una volta ci troviamo di fronte all’incapacità istituzionale di dare risposte concrete ai nuclei sociali più deboli e sprovvisti di mezzi. Le discriminazioni che questi individui subiscono giorno per giorno a causa delle loro origini non sono minimamente contemplate dall’Amministrazione, che preferisce scaricare il peso di una situazione complessa su coloro che, di tale situazione, sono le prime vittime.
La presenza di donne e bambini, in alcuni casi apolidi – e quindi ancora più a rischio di abusi e violazioni dei propri diritti – , non fa che incrementare le nostre preoccupazioni per il futuro degli e delle abitanti del campo dato che, alle discriminazioni di stampo razzista, se ne sommano spesso altre di matrice sessista. Queste donne, infatti, non sono nè solo “donne”, ma nemmeno solamente “rom”. Sono addirittura “donne rom”, ed in quanto tali vengono trattate.
Denunciamo questa situazione che si protrae ormai da anni, la mancanza di luce ed acqua nel campo, il fatto che agli ed alle abitanti non vengano affittate case in città solo perchè di etnia rom. Denunciamo la perentoria decisione di sgombero, che provocherà altre violazioni dei diritti di queste persone.
Ci uniamo ad Africa Insieme, chiedendo che si revochi l’ordinanza di sgombero, si apra un tavolo di lavoro con le famiglie interessate, con la Regione e l’associazionismo cittadino al fine di trovare soluzioni condivise e rispettose dei diritti fondamentali.