Linda, 21 anni, solare e spigliata, è la protagonista della prima puntata di “Come mi vorrei”, programma di Italia 1 condotto da Belen Rodriguez, che si propone di aiutarla a risolvere i suoi problemi sentimentali. O, forse, sarebbe meglio dire che è la diversità di Linda dai canoni televisivi ad essere protagonista dello show, e il suo processo di omologazione e di avvicinamento alla “normalità” a costituire il vero proposito del format. Il restyling operato su Linda e sulle altre ragazze che si rivolgono all’equipe di parrucchieri e truccatori, capeggiata dalla showgirl (nella veste inedita di confidente, psicologa e motivatrice) scorre sui binari della denigrazione delle loro differenze non solo fisiche, ma soprattutto caratteriali, dall’ideale di ragazza remissiva, languida e priva di aspettative che ci viene continuamente e ossessivamente propinato dai media; le uniche risposte compatibili alla domanda guida “come ti vorresti?” sono le canoniche aspirazioni allo snello e irraggiungibile statuto della bellezza femminile socialmente costruita, e il programma offre alle ragazze la possibilità unica di avvicinarcisi, di toccarlo con un dito dopo tanti sforzi. Il prezzo è la rinuncia alla propria singolarità, la perdita delle proprie eversive caratteristiche, l’obbligo di calpestare e poi dimenticare quei dettagli che rendono troppo diversi. La pena: restare ai margini della vita sociale, non inserirsi nell’ambiente luminoso e scintillante che fa da teatro all’esistenza esclusiva, che sola può renderci felici.
Dopo aver seguito il programma, abbiamo pensato di costruire una campagna che proponga un’alternativa a questo mondo popolato da “gente che conta”. Abbiamo deciso di portare avanti con forza le nostre difformità e le nostre peculiarità non omologate, semplicemente perché ci piacciono; crediamo che le nostre personalità siano ben altro che lezioni di portamento o di conversazione e che i nostri desideri, le nostre aspirazioni e i nostri sogni siano un universo troppo complesso e affascinante per essere rinchiuso in freddi canoni mediatici. Per questo ci chiediamo anche noi come ci vorremmo e ci rispondiamo in un’infinità di modi, senza che esista una soluzione rigidamente predefinita; le nostre complesse differenze e i nostri innumerabili modi di essere possono intrecciarsi e amarsi in quanto tali, e i nostri sogni non sono altro che l’espressione delle innumerevoli declinazioni che questo nostro mondo multiforme implica.
Chiediamo anche a voi come vi vorreste davvero, e vi chiediamo di dirlo a tutti, per affermare con gioia il nostro essere diversi insieme, e per mostrare che il sogno più grande che abbiamo è volerci come siamo già.
Queersquilie! -Pisa
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